giovedì 25 febbraio 2010

Salvezza per tutti i popoli e culture

Romani 1:13-17 Non voglio che ignoriate, fratelli, che molte volte mi sono proposto di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni. 
Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti; così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunziare il vangelo anche a voi che siete a Roma.
Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà».

Paolo, come dirà in un'altra sua lettera, fa fede al suo apostolato rimarcando il concetto che la salvezza si estende a tutti gli uomini. Era predicato da alcuni Giudei convertiti un vangelo diverso da quello che era stato annunciato che prevedeva la salvezza solo per gli appartenenti al popolo ebraico oppure la salvezza solo per coloro che ottemperavano all'esecuzione delle leggi vetero-testamentarie.

Ancora una volta l'apostolo sottolinea che la salvezza è per tutti gli uomini; per i Greci (portatori di credi religiosi e di una filosofia che ancora oggi condiziona il nostro modo di pensare e vedere le cose), per i barbari (popolazioni delle quali non si aveva conoscenza dal punto di vista delle usanze, dei costumi e della religione), pre i Giudei (coloro che, appunto, avevano ricevuto la rivelazione e gli oracoli divini).

La salvezza è per chiunque crede che Gesù è venuto nel mondo per liberare l'uomo dalla condanna della morte eterna, condanna della quale l'uomo non è a conoscenza ed è per questo che Paolo, e tutti coloro che hanno sperimentato la salvezza, si affaticava per annunciare l'Evangelo a tutti perchè nessuno è da scartare per Dio ma tutti sono da salvare.

giovedì 18 febbraio 2010

La vera preghiera

Romani 1:8-12 Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo. Dio, che servo nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che faccio continuamente menzione di voi chiedendo sempre nelle mie preghiere che in qualche modo finalmente, per volontà di Dio, io riesca a venire da voi.
Infatti desidero vivamente vedervi per comunicarvi qualche carisma affinché siate fortificati; o meglio, perché quando sarò tra di voi ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.

In un mondo tecnologico come il nostro sembra ormai superata l'idea che la preghiera possa servire, sebbene esistano talmente tante nuove filosofie e religioni e stili di vita che fanno della meditazione e della preghiera religiosa la loro parte fondamentale.

Dalle pagine della Scrittura comprendiamo che la preghiera non è un atto religioso o un modo per ritrovare sè stessi e rilassarsi, ma è un momento in cui ci si apparta per parlare con Dio. Era così anche per Gesù che, in mezzo ai tanti impegni della giornata, trovava il tempo per dialogare con Suo Padre.

La preghiera consiste nel chiedere, nel ringraziare, nel condividere emozioni, progetti; nel parlare, proprio come facciamo con il nostro migliore amico, con nostra moglie o nostro marito, con i nostri genitori;
è proprio questo il modo in cui Dio desidera comunicare con noi.

La preghiera è il nostro momento di comunione intima con Dio in cui noi parliamo con Lui e nel quale Lui desidera parlare con noi rivelandoci la Sua volontà e rispondendo alle nostre preghiere.
Paolo si rivolgeva con fiducia a Dio sapendo di ottenere sempre una risposta anche se questa, a volte, poteva essere contraria alla volontà dello stesso Paolo (ne è il perfetto esempio il diniego che Dio diede a Paolo per la guarigione fisica).

Desideriamo imparare a pregare, a conversare con Dio, per ogni situazione della nostra vita sapendo che Egli è con noi tutti i giorni, fino alla fine...

lunedì 15 febbraio 2010

Il piano di salvezza

Romani 1:1 -7 Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, che egli aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti;
cioè Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e apostolato perché si ottenga l'ubbidienza della fede fra tutti gli stranieri, per il suo nome - fra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo - a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati a essere santi, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.

Paolo inizia questa sua lettera dichiarando che il Vangelo (buona notizia) non era una nuova dottrina ma poggiava su elementi ben saldi che Dio stesso aveva previsto nel passato e che aveva deciso, non di rimuovere, ma di usare per far risaltare la completezza del Suo Piano, ovvero la salvezza di tutti gli uomini.

Molti Giudei ai tempi di Paolo credevano che il Cristianesimo non c'entrasse nulla con la religione ebraica e, al giorno d'oggi, questa visione non è cambiata (tant'è vero che si parla delle tre grandi religioni monoteiste: Giudaismo, Islamismo, Cristianesimo).
Molti credevano che gli Israeliti che passavano al Cristianesimo erano degli sviati, degli eretici; altri pensavano fosse una nuova religione, altri ancora una nuova filosofia, un "Dio sconosciuto", ma Paolo scrivendo alla chiesa di Roma, composta sia di ex-Giudei che di ex-pagani, parla a chiare lettere affermando che quello che lui viveva e predicava non era niente di nuovo ma solo il compimento del piano di Dio e della Sua Parola.

Il fondamento della salvezza è la promessa di un Redentore annunciato dai profeti, nato nella carne dalla dinastia di Davide, vissuto, morto e risuscitato, asceso al Cielo e testimoniato dagli apostoli che vanno così a completare l'altra parte del fondamento, la base su cui si appoggia la predicazione del vangelo di Dio, la salvezza per grazia e per sola fede in Cristo Gesù; salvezza riservata, non solo ai Giudei, ma a tutti gli uomini.

Ancora oggi ricordiamoci che la salvezza non è riservata a qualche religione ma a quanti, credendo nella predicazione dell'Evangelo, invocano il Signore Gesù per essere perdonati e salvati dal peccato e dalla morte eterna.
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